Eric Richard Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni
Raffaello Cortina Editore, Milano, pp. 622, € 39,00.
Lo sfondo attrattivo del mirabile testo del premio Nobel Eric Kandel è la Grande Vienna fin de siècle. Il Modernismo dell’arte di Gustav Klimt, Egon Schiele, Oskar Kokoschka, l’introduzione del monologo interiore attraverso lo stile letterario di Arthur Schnitzler e l’indagine dei processi inconsci inaugurato da Sigmund Freud s’incontrano attraverso un dialogo armonico e affascinate nelle parole divulgative dell’Autore. Il testo fa rivivere nel lettore il clima e, in alcuni passaggi, quasi avvertire il brusio dei caffè e dei salotti viennesi, i fermenti e le contaminazioni culturali tra discipline diverse affaccendate intorno allo svelamento dell’interiorità pulsionale dell’uomo, aggressiva e sessuale che, la psicoanalisi da una parte e le arti pittoriche e letterarie dall’altra, confessano e mostrano al mondo. Illustrato con esempi puntuali dell’arte pittorica di Klimt, Schiele e Kokoschka, L’età dell’inconscio sollecita l’immaginario emotivo del lettore a tenere insieme la tensione tra interpretazione ri-creativa dell’immagine e comprensione neuroestetica dei processi cerebrali coinvolti nell’esperienza soggettiva dell’immagine. Con linguaggio chiaro e fluido il lettore è condotto all’interno della storia dello sviluppo convergente della ricerca sui processi mentali inconsci, che a partire dal dialogo tra medicina scientifica, psicologia, psicoanalisi e storia dell’arte, si è poi ampliata, con gli anni a seguire, nel dialogo fecondo con la psicologia cognitiva e la psicologia gestaltica della percezione visiva.
L’idea di fondo è sottolineare come ciò che si è inaugurato attraverso il Modernismo della Vienna degli inizi del Novecento è stato quello di mostrare come il dialogo, l’integrazione e l’unificazione delle conoscenze tra discipline diverse sia generatore di sviluppo e che soltanto in queste condizioni ha senso parlare di storia della scienza e sintesi feconda della ricerca.
Ripercorrendo tutto il Novecento sino all’attualità degli studi sulla percezione e l’emozione, Kandel si concentra sulla creatività della mente umana, sul suo funzionamento cerebrale sottolineando il grande contributo delle ricerche attuali della neuroestetica di Ernst Kris e Ernst Gombrich. La biologia della percezione, dell’emozione e dell’empatia e la psicologia delle visione applicata allo studio dell’arte, danno fondamento al processo creativo della visione da parte dello spettatore che osserva l’opera d’arte, al punto da giustificare il dialogo tra scienza e arte. Ciò che interessa l’Autore è introdurre il lettore al mistero del funzionamento della mente umana, a dare valore e sostanza al fatto che buona parte dei processi cerebrali (anche quelli decisionali) avvengono attraverso meccanismi del tutto estranei alla loro coscienza. Per questo lo studio della creatività diviene significativo e nel dialogo fecondo con l’arte diviene concreto, soprattutto in virtù del fatto che la disposizione della mente alla produzione creativa attiene ad un “lasciar accadere” i processi inconsci, similmente a quanto accade nell’artista che produce l’opera d’arte o, se vogliamo, nella relazione analitica.