Lo spirito del nostro tempo ci spinge, sul piano della coscienza collettiva, ad una sempre più esasperata specializzazione e parcellizzazione dei saperi e dell’esperienza, che rispecchia forse una parallela tendenza alla non comunicazione interna tra parti psichiche, sulla quale Jung metteva in guardia riflettendo sui pericoli di unilateralità verso cui la modernità si avviava a grandi passi già alla sua epoca.
Una delle più immediate manifestazioni di questa tendenza è la banalizzazione da un lato del discorso pubblico, spesso appiattito in sterili contrapposizioni prive di reale capacità di ascolto e accoglienza, dall’altro del linguaggio immaginale e quindi dell’educazione alla convivenza tra parti anche paradossali della psiche, come sempre più si osserva nelle stanze di terapia.
Quale ruolo può avere allora la psicologia analitica nello scenario socio-culturale contemporaneo, oltre che sul piano clinico? I due piani, come già adombrato nella premessa, sono naturalmente da immaginarsi come paralleli, intersecantisi e mutuamente interagenti (e retroagenti), in quanto manifestazioni di pattern archetipici dei quali diventa importante poter intuire i contorni di senso, recuperandone le polarità rimosse (tanto a livello individuale quanto collettivo).
Un tale processo di comprensione (Verstehen) si snoda tuttavia su orizzonti temporali molto diversificati, alcuni dei quali di lungo o lunghissimo periodo. Se quindi di comprensione deve trattarsi e non di lineare spiegazione (Erklären), per riprendere Dilthey, il processo di emersione del senso non può che avere un andamento irregolare, circolare, sempre provvisorio e tendenziale, asintotico. La comunicazione dialettica tra le diversità dell’esistenza diventa allora l’unica cifra possibile perché un tale processo non si arresti, irrigidendosi in indebite e sterili identificazioni con posizioni fisse, elette a valore assoluto. Tuttavia una tale comunicazione presuppone un continuo compromesso, un transito ininterrotto in aree incerte, di frontiera, in cui sfumano le differenze e i valori, i colori, le strutture caratteristiche; situazione talora frustrante, certo, priva di comode sicurezze ma al tempo stesso fucina di emersione del possibile, del germe del dialogo e del cambiamento.
Il tema di questo numero, rispecchiato nel titolo Traduzioni e transizioni, vuole proprio focalizzarsi sugli strumenti che la psicologia analitica propone per favorire e fluidificare la capacità di stare fecondamente in queste zone ‘tra’. Interpretazione, amplificazione, traduzione, sono da intendersi come momenti sempre presenti e tra loro interagenti e allo stesso tempo come tappe della riflessione analitica sul tema complesso dello slittamento di senso e della possibilità che dall’incerto brulichio (che caratterizza il permanere in queste aree di frontiera) possa sorgere il seme del nuovo.
Nei contributi degli autori che hanno partecipato alla stesura di questo numero sono evidenti i diversi percorsi del lavoro analitico, le cui varie linee direttrici permettono di esplorare i multipli confini di senso. Strade diverse, pur con una unica matrice comune che è, traslando le parole di Martini (2007, p. 56), la non esclusività della ricerca chiarificatrice e conclusiva, bensì la possibilità di incrementare l’intraducibilità o potenziare il fondamento irrappresen- tabile dell’inconscio.
Così vediamo come si declinano l’interpretazione, l’amplificazione e la traduzione nel lavoro di Elena Gigante, nel quale la ‘stanza d’analisi’ è come ‘una dramaturgical room, uno spa- zio-attraverso in cui raccapezzarsi rispetto alla scrittura delle nostre vite che, nel frattempo, continuano la loro azione dentro e fuori la terapia’; nel lavoro sul sogno, trasformazione in allucinosi e introiezione di Mauro Manica o ancora con il testo di Stefano Fissi, in cui nella costruzione dello spazio analitico intersoggettivo, l’immaginazione, la fantasia, il sogno sono metafora dell’analisi, quale ‘ricerca di uno svelamento della propria identità’ e ‘desiderio di ritrovare e di riunirsi con il proprio vero sé’.
Ci si sofferma poi sul tema della Traduzione, di più recente acquisizione per le discipline psicologiche, che con la riflessione sul traducibile e intraducibile di Ricoeur si mostra del tutto attinente ai processi psichici caratterizzati da dimensioni coscienti e inconsce. Dove il Tradurre diviene uno dei possibili percorsi teso a focalizzarsi sulla ‘tonalità affettiva’, che trapassa nella parola e la rende inintelligibile, ma contemporaneamente produce un segreto, un lato nascosto. In questo modo ci appare il tema della Traduzione nel lavoro di Chiara Giubellini, dove ‘la figura del terapeuta’ si mostra come ‘quella del traduttore, entrambe promotrici di esperienze umane condivise’ o nel lavoro sulla scrittura Trasduzionale di Livia Clemente. Poi estendendosi oltre il suo senso, proponendo una versione di sé più contemporanea, se non addirittura post-moderna nel lavoro di Alessandra Albani ‘sull’iperconnessione e de-connessione nel mondo di oggi’, con il senso di ‘ri-connessione, di ri-costruzione semantica del mondo interno del paziente’. La varietà dei lavori che declinano i temi proposti ci porta a considerare la molteplicità delle vie da cui si può avere accesso al profondo, offrendoci la possibilità di considerare multiple strade da percorrere, ‘con lo scopo comune di dare forma al senza forma’, la poetica analitica di Ivan Di Marco, il lavoro del gruppo di ricerca di Svetlana Zdravkovic, con lo studio sulla possibilità e le conseguenze dell’intreccio tra sogni e immaginazione attiva nella costruzione di una nuova sinergia e, non ultima, quasi sovversiva eppure accessibile, la via proposta da Piero Cipriano che attraverso la psichedelia apre ad una nuova visione anche la psichiatria.
Si ringraziano tutti gli autori per questi loro contributi, che propongono vie diverse e tutte percorribili all’interno di una pratica clinica caratterizzata tra slittamenti di significati e di senso e che ricerca configurazioni differenti e innovative a quella vita che si è presentata a noi nella sua sofferenza.
Antonio Nicolosi e Manuela Trevisi