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Alla ricerca del senso perduto. Un delirio religioso

Rivista annuale a cura del Centro Italiano di Psicologia Analitica Istituto di Roma e dell’Italia centrale

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2023 Nuova Serie Numero 4 Aperture

A CURA DELLA REDAZIONE Cosa ne sarebbe della psicologia analitica, ma anche della psicoterapia più in generale, se essa si chiudesse esclusivamente all’interno della propria stanza? Se è vero che è nell’intimità sacra dello spazio di lavoro che si coagulano i processi di cura, è anche vero che solo nell’apertura all’esterno essi trovano lo spazio per respirare, esistere, radicarsi e restare vitali. In questa rubrica, lo sguardo analitico degli Autori si volgerà verso l’esterno – arte, vita, esperienze… – alla ricerca di connessioni, legami, contaminazioni, affinché il ritmo vitale del dentro/fuori, interno/esterno apra alla possibilità di una riflessione analitica sempre vivace e feconda.

Alla ricerca del senso perduto. Un delirio religioso

Introduzione

Quasi mezzo secolo fa, assistendo alle conferenze di un noto psicoanalista, mi capitava di imbattermi, fra gli ascoltatori, in un discreto campione di psicotici, oltre ai numerosi nevrotici. Tra questi psicotici, vi erano dei paranoici, a loro volta in cerca di ascoltatori.

Uno di questi, Angelo, di circa 45 anni, dopo un breve colloquio esplorativo decide che potrei essere in grado di capire il suo messaggio, e mi consegna la sua «Vera ed Agapica lettera apostolica» (A16, A55)[1]. L’ha iniziata a scrivere un anno prima, non è ancora completata, ma è in uno stato sufficiente di avanzamento per poter essere diffusa. Come spiega l’autore, essa è «apocalisse», perché svela «una Verità nascosta, molto nascosta» (A44, A132).

Qui di seguito, cercherò di dare una summa del complicato e monumentale sistema metafisico del nostro soggetto, sperando di condurre il lettore dentro il suo universo, sino, per quanto possibile, a conviverci insieme. I brevi commenti psicologici che mano a mano introdurrò, vorrebbero, nel corso dell’esplorazione, consolidarsi in una ipotesi sul nodo generatore del delirio. Potremo così convenire, con l’autore del testo, sulla priorità assoluta che ha la costruzione di un senso per dare ordine al caos del reale: sia noi che lui non possiamo farne a meno.

La vita

Diamo alcuni dati biografici, tratti da accenni sparsi nel testo: Angelo nasce in una grande città, da una famiglia proveniente dalla campagna; fra i 16 e i 20 anni abbandona la tradizione cattolica (A40); poi si laurea in filosofia.

I genitori sono morti. Il padre è deceduto dopo tre mesi di ospedale, per le conseguenze di un incidente stradale avvenuto ventuno mesi prima del mio incontro con Angelo. Egli considera questo incidente (A1), e la conseguente cura ospedaliera (A21), un assassinio da parte dei dèmoni. La madre invece, «per un Vero apostolo di Elebet [ne parleremo fra poco] è sempre Viva e Vera Vita Eterna» (A1).

Verso i 29 anni comincia ad avere le prime rivelazioni e visioni, che cerca di trasmettere (sia pure con dubbi e incertezze) anche ad altri, fra i quali, in seguito, i suoi studenti. Fra i 33 e i 39 anni insegna Lettere in una scuola media inferiore in provincia (A106); poi, per due anni, Storia e Filosofia in un liceo scientifico. Solo a partire dai 38 anni il delirio è ben consolidato, sempre più visibile all’esterno: negli ultimi tre anni di insegnamento inizia a diffondere regolarmente la sua Rivelazione fra gli allievi (A105, A108), tanto da perdere il lavoro «per un demoniaco complotto» (A4). Nel frattempo approfondisce senza requie la sua titanica cultura (esclusivamente ‘umanistica’), che non conosce limiti né di tempo né di spazio.

A 40 anni compie un «viaggio apostolico» in Europa, durante il quale i dèmoni si accaniscono con attacchi mortali nei suoi confronti; fra l’altro, sabotano la sua automobile (A119).

Dalla morte del padre vive nella casa paterna, in provincia, dove scrive la sua Lettera Apostolica, predicando ai ragazzi del luogo (A109).

Quando lo conosco viene ogni tanto in città, dormendo nella propria automobile, parcheggiata sotto la sua ex casa, dove ancora abita la ex moglie (del rapporto con lei non sappiamo altro) col cane Gaspare.

E ora, la sua dottrina.

La missione

Angelo viene a portare la parola di El (il nostro Dio Padre) ed Elebet (il nostro Gesù: nome questo che Angelo abomina, perché ebraico e quindi demoniaco; comunque Angelo non è antisemita, perché l’ebraismo è diabolico come qualunque cosa, pianta, animale, uomo, dottrina, popolo…) (A2). La verità l’ha direttamente ricevuta da El e Elebet (A14, A79):

Verità […] che mi permetto come Vero e Agapico Loro apostolo di comunicarvi e nello stesso tempo di viverLa e di metterLa in pratica tutti i giorni della mia vita quotidiana, che Ho Ricevuto come Dono Diretto e Sovrannaturale da El in Persona e Sempre da Lui Ho Avuto L’Insegnamento Diretto della Sua Stessa Vera, Agapica, Perfetta, Eterna, Onnipotente e Giusta Sapienza e la Sua Stessa Autorizzazione ad insegnarla a chiunque, quando e ovunque Lui Solo Ha Stabilito. (A86)
[…] essendo Vero apostolo Mai comunico e scrivo solo con la mia parola e mente, El in Persona Vive in me con La Sua Parola di Verità e Vita Eterna […] (A60).

Questa missione ha dunque, come primo effetto, che l’Io di Angelo si dissolve davanti a El: la scoperta del senso del mondo comporta la scomparsa dell’Io[2].

La Verità

Dio Padre, El, viene definito «Vero, Agapico, Perfetto, Onnipotente ed Eterno Principio di Vera Giustizia che è il Vero e Amato Padre nostro Onnipotente» (A4). Definizione non originale, ma certo mai sufficiente per Angelo: dossologie come questa possono andare avanti per quattro righe, con formule ripetute ma rimescolate in modo sempre diverso.

La creazione di El è perfetta, priva di qualsiasi male ed errore, eppure è completamente intrisa di male, anzi è interamente male. Il potere del Male, il potere dei maligni spiriti, esiste ed è occulto (A28).

La Verità predicata da Angelo è molto semplice: le potenze del male hanno invaso il mondo; le potenze del male, i dèmoni, attaccano la creazione di El e ne entrano in possesso. L’umanità in primis è colma di peccato e ignoranza, che creano accecamento intellettuale. E non solo l’uomo, anche gli animali e la natura, le leggi naturali, sono sovvertite. Viviamo in quella che «i dèmoni in un loro demoniaco libro della demoniaca Scrittura hanno chiamato Apocalisse» (A75) ma che in realtà è l’opera distruttrice del Male. El al contrario non distrugge, ma punirà il Male, quando vorrà.

Ci troviamo davanti a un drammatico paradosso, che peraltro tormenta il mondo religioso monoteista da qualche migliaio di anni: se il Dio buono e onnipotente ha creato il mondo, unde malum? (Agostino d’Ippona, Confessiones, VII, 5(7)). Angelo lo risolve, dualisticamente, attribuendo tutto il male ai dèmoni.

El mi disse nella mia mente e con la Sua parola: ti Invio a Liberare molti oppressi dai demoni (A4).

Questo paradosso fa il paio con l’aporia propria di Angelo, a un tempo perfetto apostolo del bene e indemoniato profonditore di maledizioni. Infatti Angelo inonda il mondo con le parole di amore trasmessegli da El, che però si trasformano in una gragnuola di incessanti maledizioni contro l’universo mondo, dagli astri corrotti ai malefici microrganismi passando per la diabolica umanità. In queste invettive particolare attenzione meritano tutte le religioni, che ci viene rivelato essere pagano-naturalistiche, cioè demoniache: trasformazioni varie, in sordida lotta fra loro, dello stesso diabolico politeismo panteistico (A6).

Vediamo che il bisogno assoluto e inconfutabile di senso esita in un viluppo di aporie che per essere risolte ne generano altre. La scissione assoluta fra bene e male, che dovrebbe raggiungere una definitiva risoluzione nel monoteismo di Angelo, esita in nuove scissioni: è il paradosso del meccanismo della scissione, che per poter raggiungere la verità unica, mantiene se stessa alimentando l’angoscia. La scissione è insieme risultato e origine del delirio.

Il primo male

Dunque la creazione di El è perfetta, «priva di qualsiasi male ed errore» (A45), eppure è completamente intrisa di male. I dèmoni sono molti, e due ne sono i capi (A5), oltre che capostipiti (A22): Adamo ed Eva. Questi sono i sommi sacerdoti del male, i prìncipi del male, coloro con cui iniziò il peccato, perché per primi si ribellarono (A22). Il male è stato introdotto dal peccato umano contro El, dalla superbia del dèmone uomo-donna (Adamo-Eva) (A10): fu allora che il peccato-morte entrò nell’umanità, negli animali e nella natura (A34). Essi non sono nostri genitori, né sul piano morale né su quello sessuale (infatti El solo ci ha creati), eppure pretendono di esserlo.

Il male principia da lì,

a partire dall’origine dell’abominevole peccato di superbia parola, sapienza e di superbo e maligno sesso commesso contro El […] (A91).

Il primo male è dunque di natura sessuale; da questo discendono molti altri mali. Sembra quindi essere la sessualità ciò intorno a cui verte la dolorosa malattia di Angelo. Ma non dobbiamo precipitarci in una semplificazione: la ‘sessualità’ può avere articolazioni complesse. Sessualità vuol dire in primo luogo differenziazione dei sessi: e vedremo che questa dualità dei sessi tocca, anzi è, l’angoscioso tema della scissione che abbiamo visto.

La Dialettica del Male

Disseminati nelle pagine, troviamo attacchi a tutte le dottrine, arti, economie, forme politiche prodotte dall’umanità in 5000 anni. Non possiamo darne qui nemmeno un accenno. Ci limiteremo solo a una dottrina che meglio delle altre può rivelarci qualcosa della psicologia di Angelo.

Il nostro Apostolo aspira ad essere un rigoroso monoteista, per cui solo uno, e solo l’uno, è (buono). Al più Angelo ammette Elebet, che in ogni caso gli è ontologicamente inferiore; ed ora che questi è morto in croce, Angelo stesso, successore di Elebet. Ma il terzo non è ammissibile: ciò introdurrebbe una dimensione diversa alla perfetta e idilliaca unione fra El e il suo Apostolo. Eccoci così di fronte a una fusione duale fra soggetto e genitore (divino), il quale però risulta essere non una Madre, ma un Padre.

In verità A. ammette l’esistenza di qualcosa che si arroghi il ruolo di terzo, ma si tratta di un dèmone potentissimo,

una ‘terza persona chiamata Spirito Santo’ che a sua volta va scrutando, curiosando, interferendo, stuzzicando, manipolando, giudicando, senza farsi perfino ‘i così detti affari suoi’ […] (A80).

Questa pittoresca descrizione del dèmone (che farebbe sorridere se non rivelasse un dramma cosmico e una tragedia personale), rarissima nello stile barocco e burocratico di Angelo, richiede una riflessione: Angelo parla di una ‘terza persona’, un essere diabolico che entra nella mente degli uomini soggiogandoli dall’interno. Ma nella sua descrizione essa assume i tratti di una persona pettegola e impicciona, una sorta di comare di cortile. Forse è una donna, una Madre/Sophía/Spirito Santo, che si ‘intrufola’ fra Dio Padre e l’Apostolo? Angelo ci sta forse parlando di una Madre che ha rotto il suo idillio col Padre distruggendolo dall’interno?

Un altro passo metaforico, in cui si parla delle grandi cortigiane della storia come di «api regine», ci conforta nella nostra ipotesi che qui sia implicata una qualche forma di femminile:

le api regine della grande corte erano e sono spesso anche abili spie avvelenatrici e abili nel tessere intrighi e nell’essere mandanti di altrettanti omicidi per mezzo di sicari sedotti e compiacenti come le api-regine del popolo erano e sono altrettanto abili spie, intriganti curiose, pronte a diffondere parole di menzogna e calunnia contro chiunque contrasti con il demoniaco potere temporale che hanno, pronte anche come tante ‘lupe mannare’ a compiere feroci e sanguinarie vendette spacciate perfino per ‘sacrosanta giustizia divina’ (A83).

Vediamo dunque gli stessi accenti usati prima per lo Spirito Santo, però ingigantiti e declinati esplicitamente al femminile.

Sullo stesso registro, veniamo a sapere che oggi è l’epoca

del super-man, super-woman (uomo e/o donna perché esisterono ed esistono ancora oggi al fianco del super maschio, dotato anche di eccezionali, giganteschi, particolarmente potenti attributi e organi virili anche le super femmine altrettanto dotate di eccezionali attributi sessuali e che il più delle volte stanno a significare un demoniaco secondo potere dopo quello maschile o a volte in particolari sovvertimenti e trasformazioni ancora più radicali come nelle potenti e temute regine-guerriere-amazzoni un ribaltamento perfino della forza-violenza muscolare ovvero la femmina rovescia e precede il maschio e lo sottomette, come per es. nell’alveare delle api, dove la regina femmina sottomette e schiavizza i molti maschi dell’ape) questo perché il sesso era inteso (e oggi in particolare in questi ultimi anni del secolo XIX non XX tale sathanica-pagana eroticità-sessualità si è molto estesa) […] come una ciclica guerra e lotta di carne, sangue e denaro, per il dominio di un sesso sul’altro, un’abietta e immonda-demoniaca orgia di concupiscenza sensuale e sensoriale, di falso e malvagio piacere (A124-125).

Di nuovo un femminile distruttivo, che già abbiamo visto incombere sul mondo umano, associato a una sessualità distruttiva: la donna, con la sessualità, distrugge.

Ricapitolando: Angelo proclama il proprio contatto diretto e immediato con la verità (A45), verità che è il Padre (El): dunque Angelo ci starebbe mostrando l’esaltazione del legame duale con il Padre senza mediazione materna. Ma: il padre di Angelo è stato ucciso dai dèmoni, dunque, simbolicamente, dalla Madre, in odio all’amore reciproco (per quanto asimmetrico) di El e Angelo.

Il linguaggio

Uno spettro si aggira per la Lettera, che pure vi è interamente costruita sopra e mediante. Si chiama: linguaggio.

Angelo mostra un bisogno spasmodico di sistematicità, di ordine: mettere ordine nel paventato caos del mondo che (per noi) è il caos del suo Sé:

[…] la Verità ‘E […] sempre Causale, perché il Vero Principio della Verità ‘E il Vero e Amato Padre nostro Onnipotente. La ‘casualità’, ‘l’accidentale’, ‘la fortuna’, ‘la sfortuna’, ‘l’occasionale e il fortuito’ è sempre tipico di una potente mentalità diabolica e pagana […] (A47).

È infatti «la mentalità cieca, ottenebrata dei demoni» (A61) che decide a caso; essi credono di conoscere con cognizione di causa, ma si ingannano (A76).

Punto di applicazione privilegiato del bisogno di ordine è il linguaggio: «tutte le attuali parlate esistenti» hanno un unico principio, El (A49). Ma la lingua originaria si è corrotta, e la grammatica è falsa, perché esteriore e formalistica (A38). Per contrastare questa corruzione, la lingua di Angelo è spaventosa e criptica. La grammatica è da lui abusata come antidoto contro l’abuso fatto dai dèmoni sulla lingua di El.

La perfetta e ordinata lingua originaria del padre si è persa, corrotta dal demoniaco (che abbiamo ipotizzato materno) in un vuoto formalismo; Angelo si oppone a questa corruzione adottando una non-grammatica, che pertanto dovrebbe ritornare alla lingua originaria e quindi esprimere il senso originario, vero, delle parole, quello voluto in principio dal Padre El. Purtroppo, lo spasmodico inseguimento del senso perfetto rende questo sospirato senso sempre più lontano, producendo un ulteriore tentativo di ordinamento linguistico in un circolo vizioso senza fine. È così che l’intera Lettera di Angelo è maremoto di parole senza interruzioni. Febbrile, accatasta e lega pensieri e citazioni, dossologie e maledizioni, cercando senza sosta di offrire al lettore e a se stesso un significato totale il cui limite continua a fuggire sempre più in avanti man mano che aumentano i suoi sforzi per raggiungerlo.

Angelo è consapevole della sua scrittura ‘surrealista-strutturalista’:

[…] il mio unire, comporre, vocali, consonanti, sillabe, parole, frasi perfino di molte parlate straniere attualmente parlate da molti individui o solo molto occultate da quelle attuali mai va inteso come un ‘gioco linguistico’ tipo ‘cruciverba-parole crociate o anche crocifiggere con le parole’, ‘un rebus o un’anagramma’ […] addirittura per un ristretto numero di specialisti nel mondo quali semiologi, […] logici, […] psicoanalisti, ecc. […], dottrine dove anch’io ero diversi anni fa specialista […] (A56).

Questo lavorio di Angelo è una contromisura necessaria, una volta compreso che i dèmoni hanno operato una massiccia opera di sintesi, agglutinazione del linguaggio e del senso, costruendo «intricate diramazioni e stratificazioni» (A73). Per rompere questa ragnatela, egli deve scomporre queste gigantesche unità di significato che sono gli attuali, singoli elementi linguistici, deve far esplodere, demoltiplicare i molteplici livelli di senso, per arrivare ai componenti primordiali, originali, atomici, della Verità da ritrovare. Un’opera, quindi, di analisi, che ricorda il nostro lavoro di analisti. I dèmoni hanno tessuto una ragnatela, Angelo la dipana.

Qualche divertente esempio dell’uso della semantica da parte di Angelo: egli collega ‘favola’, latino ‘fabula’, da una parte a ‘bufala’ (nel senso di ‘inganno’), dall’altra a ‘fa baal’ (nel senso di ‘fatto da Baal’, dio cananeo, quindi falso dio). Ciò non è esplicitato da Angelo: egli si limita a scrivere una accanto all’altra una serie di parole, lasciando al lettore il compito della decodificazione dei nessi. La sua scrittura è spesso associativa, e siamo noi a dover cogliere il senso delle associazioni.

Oppure: il noto (illo tempore) slogan pubblicitario «come natura crea Cirio conserva» (A25) è indottrinamento diabolico, giacché sottrae a El il potere di creare, per attribuirlo alla natura.

La singola parola, i singoli suoni, che a noi sembrano avere un solo, o pochi, chiari significati, per Angelo vanno inseguiti onde dipanarne gli innumerevoli sensi possibili, fino a rivelare il senso unico originario.

La Parola di El […] al contrario ‘E Diretta e quindi di Immediata Vera Buona Comprensione (A73).

Questo è il sogno di Angelo, questa la meta lontana che egli vuole raggiungere e ripristinare. L’impossibilità di apprendere, di attingere immediatamente la Parola, è la mancanza che Angelo vede nel mondo, mentre vede se stesso come l’unico in grado di ascoltare la vera Parola dall’univoco senso.

Anche noi lettori siamo catturati da questa rete linguistica. E anche noi ci sentiamo costretti a invertirne il processo generatore. Se a noi pare che la grande meta di Angelo si allontani quanto più procede la scrittura, optiamo per il ritenerne vuoto l’assunto, affermando che ciò che manca sia proprio il nucleo unico e originario del linguaggio: il senso vero. A questa affermazione, accostiamo il dramma cosmico e psicologico di un Padre assediato dal Male, un padre ucciso dai dèmoni.

[…] la causa prima dell’origine del peccato [è] la menzogna di superbia e di morte degli uomini-donne demoni che si inventano una contro-parola dialettica e invertita rispetto alla Parola di Verità e Vita Eterna di El, […] in Verità è solo la parola di menzogna e seduzione dei demoni, sia di mentale e carnale mortificazione, sia di mentale e sensuale concupiscienza carnale, adultera, idolatrica e fornicatrice nei confronti di El e che di così detta capacità ‘creatrice e creativa’ può avere solo l’apparenza […] (A67).

Questo linguaggio che crea i doppi e tripli sensi è la causa del peccato d’origine, che è sessuale, come abbiamo visto. Il linguaggio umano, in quanto demoniaco, sfugge alla regola dell’univocità, che è anche quella del monoteismo di Angelo. Angelo deve smascherare questo potere diabolico sul linguaggio, esplicitandone tutti i sensi. Così facendo, però, Angelo cade proprio nel peccato che combatte, giacché moltiplica all’inverosimile la polisemicità del linguaggio. In tal modo, manifesta se stesso come centro occulto di questo male che infetta il mondo.

La causa prima del peccato è presente in Angelo stesso: una volta di più, in Angelo scopriamo un fallimento originario, che qui riguarda il suo accesso al simbolico, nel senso primario del linguaggio in quanto costruttore di senso.

Ma quale fallimento?

Un indizio di risposta lo troviamo nell’accostamento che la dottrina di Angelo opera fra superbia linguistica e superbia (pro)creatrice. Si tratta di una ‘fornicazione nei confronti di Dio’, come se El fosse violentato dalla parola polisemica/poligeneratrice dei dèmoni. Un padre violentato? Da chi? Forse dai dèmoni, o da un dèmone? Ma dove si agitano questi dèmoni, o questo dèmone?

Psicoanalisi e Cristianesimo. La morte

Al primo posto fra le dottrine diaboliche sulla ‘natura umana’ sta la psicoanalisi (A41), con orrore di Angelo esistente «fino ad oggi»:

dottrina particolarmente diabolica e maligna perché gli psicoanalisti hanno osato definirla conoscenza, in Verità gnosi dialettica, ingannatrice, curativa e liberatoria delle cosiddette ‘profondità misteriose’, degli ‘abissi’ della mente, della coscienza, dell’anima dell’uomo e della donna, auto-investendosi dello stesso potere sacerdotale che per secoli il potere dei demoni aveva attribuito all’inammissibile ordine sacerdotale ‘religioso’ a cui spettava con la ‘confessione’ ed altre abominevoli pratiche esorcistiche di fingere di sanare la mente, l’anima di molti peccatori […] (A41-42).

Invece solo El può confessare e giudicare le anime (A43). In ciò la psicoanalisi è uno dei tre ordini malefici che usurpano oggi questo potere, essendo gli altri quello dei sacerdoti e quello della polizia-magistratura (A44).

[…] la diabolica gnosi-dottrina dialettica (è uno dei più infernali poteri intellettuali dei demoni che oggi esista) chiamata ‘psico-analisi’ […] fa tremenda mercatura della sofferenza interiore, mentale, dell’anima degli uomini e delle donne, osando nella parte più corrotta e superba di tali sacerdoti/sacerdotesse dottori/dottoresse, medici sfidare addirittura la parola di El in Persona […], come avvenne o ancora avviene per il demoniaco dottor Freud e per altri infernali demoni e demonesse tra cui Lacan, Musatti, Jung […] (A107).

Se prescindiamo dalla connotazione negativa, dobbiamo ammettere che c’è del vero in questa invettiva: la psicoanalisi ha in comune con il sacerdozio e il potere giudiziario la pretesa di costruire la verità dell’umano. In ciò i tre ordini usurpano un posto che già fu di Dio: creare (il senso del) l’umano; salvo essere, la psicoanalisi, la più recente e attuale fra le dottrine-gnosi demoniache, che in più ammette e giustifica

i peggiori peccati della più sathanica sfrenatezza, concupiscienza carnale-sensuale, causando una sabbatica moltiplicazione dei peccati individuali […] (A108).

La psicoanalisi comunque non è sola:

la più diabolica, dottrina-gnosi dialettica che oggi esista in tutta la terra [… è] la dottrina-dogmatica più nota al mondo con il nome di ‘religione cattolica’, da cui tengo a ricordare anche io provengo come molti in Italia e nel mondo sia per una prima educazione familiare e giovanile, sia per la successiva educazione, in Verità catechesi ricevuta da tale potente ‘ideologia religiosa’ e ordine massonico-temporale (A48).

La religione cattolica avvelena i giovani, fra i quali Angelo, la cui vita proviene dal male peggiore: il che conferma che Angelo ha avuto la peggiore formazione possibile, se non la natura peggiore. Nella ‘catechesi’

la diabolica e maligna gnosi sacerdotale […] sottometteva con Vera e propria tortura mentale gli adolescenti e perfino i bambini [… con una] potente opera di controllo e sottomissione mentale […] (A48).

Quali abusi ha subito Angelo?

Il nostro profeta suggerisce che si tratti di un abuso psichico, che specifica come «circoncisione di fallica violenza mentale» (A49), e per spiegarsi meglio salta di qualche anno in avanti nella propria vita, al tempo del servizio militare, quando fu «costretto a fare il ‘servo-lo schiavo’ per il sathanico demone chiamato ‘patria-stato’», violento e sanguinario (A49).

Emblematico per lui risulta essere il rito della rasatura militare, che Angelo definisce (glossando il verbo greco keírō, ‘tosare’, ‘rasare’) un

recidere (come purtroppo diabolicamente può essere recisa la vita sia interiore che fisico-corporale di una Vera e Buona creatura umana) (A51).

Angelo ci sta parlando del proprio assassinio simbolico subito a 25 anni, all’inizio del servizio militare; contemporaneamente, però, avendo poco prima citato la sua ‘catechesi’ religiosa, ci sta parlando anche di un assassinio subito prima dei 16 anni, quando iniziò ad abbandonare il cattolicesimo.

Angelo associa la sua morte con la festa Cureotide in Grecia antica, quando «nei loro abominevoli sacrifici venivano immolati bambini e giovani» (A52) di due età diverse: proprio le età (15 e 25 anni) del suo doppio assassinio[3].

Queste morti sono forse la salvezza per l’anima, la pace? No, la morte non è la fine della sofferenza, perché

i demoni […] trasmigravano da una persona all’altra cercando di incarnarsi-reincarnarsi dentro tali persone, fino al totale possesso della stessa persona-identità (A92).

Ecco dunque l’ultimo esito delle torture subite: la possessione del proprio corpo da parte delle potenze del male. Angelo, doppiamente ucciso, doppiamente è stato spossessato della propria identità. Anche qui, vediamo che il delirio di Angelo dice esplicitamente la propria realtà: la sua individualità è stata annullata, e ora egli la ricerca.

La nostra concezione

Abbiamo parlato della morte (di Angelo), e abbiamo visto che la morte si connette a una (ri)nascita, che consiste però in una possessione da parte dei dèmoni. Occorre dunque approfondire la nostra indagine sull’origine della vita.

El ci ha Creati in qualsiasi unione dei nostri genitori, sin dal ventre di nostra madre, dei cui peccati morali e carnali con cui si sono uniti mai porta alcuna responsabilità» (A5).

Troviamo qui un’interessante estensione a tutti gli uomini (Angelo compreso), del dogma della concezione verginale: non solo Gesù, ma tutti noi siamo nati per diretto intervento divino, essendo l’accoppiamento dei genitori un loro peccato senza nesso causale con l’inizio della nostra vita.

Angelo osa esprimere un’idea radicata in ogni essere umano, che generalmente viene confessata solo nei riguardi di pochi ‘figli di Dio’. Eppure, nonostante noi siamo stati creati da El, il peccato è dentro di noi, perché i genitori hanno peccato.

Conoscere il mistero della generazione, compiere l’atto sessuale e quindi procreare, significa compiere idolatria, perché, così facendo, uomini e donne si arrogano il potere di creare:

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[…] intendo la superbia demoniaca superbia e conseguente diabolica idolatria degli uomini-donne ‘creatori-creatrici’ sia mentali che carnali-sessuali, coloro che ‘creano la vita’ e si sostituicono in ogni Giudizio ad El, […] Vero Creatore di Tutta la Vera Vita (A63).

«Poi eventualmente quando proprio il peccato che è dentro di noi è troppo potente ci sono apposta i sacerdoti che ci hanno perfino sposati» (A6). E i sacerdoti sono tutti dèmoni essi stessi. La forma di peccato più comune, e che compare prima nella nostra vita, sembra dunque, ancora, quella sessuale, l’unione carnale.

Solo El Conosce Essendo Veramente Onniscente l’interiore mente, coscienza di ogni individuo, che Lui Stesso Ha Creato sin dall’Inizio del primo uomo e della prima donna, sin dal concepimento che El Ha Deciso prima di ogni unione con reciprocità di un uomo con una donna e prima anche dello stesso implicito rapporto sessuale, Sopportando molte volte senza Mai Ammetterlo e Giustificarlo il piccolo come il grande peccato che l’uomo e la donna ancora oggi molto spesso commettono nelle loro cosiddette ‘storie d’amore’ e molto spesso proprio all’interno delle unioni matrimoniali, come sin dal successivo concepimento nel ventre delle nostre personali madri […] (A37).

È una difesa strenua del primato assoluto e senza partner del Padre simbolico, una lotta contro la sua eclissi (forclusione), che però comporta la perdita di senso del padre reale. Per salvare in qualche modo il padre dalla sopraffazione operata dalla madre, che ‘in realtà’ è la Madre dèmone onnipotente, Angelo è costretto a far intervenire un Padre onnipotente. Ma così, proprio il padre che doveva essere salvato, scompare dietro al Padre divino.

Questo tentativo di santificare la nostra concezione è votato al fallimento: infatti, anche se il concepimento è divino, è contemporaneo al peccato dei genitori, e quindi il peccato è accanto a noi, dentro di noi. Dio sopporta questo peccato, ma Angelo non sa dirci perché mai lo faccia: ancora una volta, l’Onnipotente sembra subire impotente una situazione impostagli dai Nemici.

È vero che la generazione paterna viene forclusa, restando solo quella materna (peraltro ridotta a semplice incubatrice della decisione divina): ma Angelo sta cercando di mantenere un’integrità del Sé indipendente da ogni altra persona, sta cercando un’àncora assolutamente sicura alla propria dispersione. Così facendo, ripeto, esprime anche una esigenza di individuazione, portata tanto all’estremo da portare all’annientamento: trovare la coesione del Sé non soltanto nella propria storia individuale passata (compresa quella genitoriale), ma anche in un punto assoluto ed eccentrico rispetto tale storia.

Al contrario della comune demoniaca sessualità, l’accoglimento della parola di El implica

la Vera e Agapica vita corporale-sessuale […], la fine Eterna di tutti i peccati carnali-sessuali che moltiplicano il maligno, epicureo, sodomita, khomorrita[4] e perfino mortificatorio e ascetico piacere sensuale […] (A101).

Non sappiamo nulla di tale nuova vita amorosa, ma sappiamo che anche l’ascesi è Male e peccato sessuale. Chi compie la

sathanica mortificazione ascetica e corporale con annesse moltiplicazioni e perversioni sensuali (mi riferisco a chi […] ha fatto scelte spirituali mistico-ascetiche […]) del Vero e Agapico matrimonio in El di un uomo con una donna, quindi mi riferisco a tutta la demoniaca gnosi mistica che ha perfino ‘santificato’ tale immonda pratica, mortificatoria e falsa ‘spiritualità’ […] (A102)

Il nostro autore ci rivela cosa si nascondeva dentro gli asceti: essi

avevano spesso demoniache parole-visioni-sogni parole-desideri e visioni-sogni di infenale sensualità e concupiscenza carnale o addirittura spesso di nascosto praticavano (e ancor così avviene) sia dentro i conventi come fuori anche le peggiori deviazioni sesuali-erotiche (molto diffusa era l’inversione sessuale maschile-femminile come ancora oggi avviene) (A102)

Ci muoviamo su un difficile terreno ipotetico, ma forse possiamo sentire, in questa insistenza sull’«ancor così», «ancora oggi», che Angelo stia parlando di un’esperienza da lui stesso patita.

L’identità distrutta

Nel momento del concepimento avviene però qualcosa d’altro, che condiziona la nostra identità.

Il potere della maligna parola si impegna a

penetrare e sovvertire perfino il fondamento della stessa Vera e Agapica identità con cui El ci Ha Creato, sin dalla Vera e Agapica unione anche sessuale dei nostri genitori e sin dal ventre stesso di nostra madre, tentando una maligna e radicale trasformazione della moltitudine di individui e creature di El in una vera e propria moltitudine di demoni e perfino totalità di demoni (A33).

Dunque il Male tenta di deformare e sovvertire l’identità del soggetto, a partire dal suo concepimento.

Questo ci fa porre una tesi fondamentale: la concezione del mondo proclamata da Angelo (che vede questo mondo dominato dal Male) ci induce a concepire il suo male, il suo delirio, come descrizione del proprio essere dominato dalla sua malattia. La sua concezione del nostro essere divorati dal Male coincide con la nostra concezione del suo essere divorato dal male. Per questo siamo totalmente d’accordo con lui quando scrive che

essendo [il male] in Verità prima una corruzione interiore-morale della propria mente, anima, coscienza, ha lì l’origine […] di tutto il sathanico male che è nel mondo, compreso il male che è negli animali e nella natura in generale (A8).

Tutto il male che vediamo ha origine in noi; in particolare, il Male che Angelo ci descrive nel mondo è anche la sua catastrofe interiore. Questo pensiero non ha però un effetto salutare. Il male permane accanto a una certezza che lo contraddice, vale a dire che questo male interno ha anche origine esterna, metafisica. La dissociazione di Angelo è tale per cui egli può contemporaneamente dire che il male ha origine dalla propria anima e che, nello stesso tempo, ha origine da Satana. Il risultato è una lotta contro il mondo esterno, senza quartiere tanto quanto quella al suo interno: questa lotta dà un tono di inesorabilità al suo delirio.

La Rivelazione della Madre

Verso la fine di quella che in principio chiama ‘Lettera Apostolica’, ma che diventerà ‘Apocalisse’, Angelo ci rivela il nucleo del suo dramma.

Scopriamo che la Chiesa Cattolica ha generato

una seconda trinità, la prima è quella apparentemente maggiore del così detto ‘Padre, Figlio e Spirito Santo’, la seconda in Verità poco conosciuta e molto nascosta e proprio quella che ha origine dall’idolo-femminile chiamato ‘Maria’ e che a volte […] rovescia e inverte l’ordine della prima trinità e si siede sul trono del così detto primato divino […] (A112).

Ricordiamoci del grave peccato sessuale dell’«inversione»: questa, che prima indicava l’omosessualità, ora si precisa come trasformazione legata ai generi sessuali. Scopriamo che essa ha origini divine, nell’inversione che il dèmone ‘Maria’ ha operato nella sfera suprema, spodestando il primato paterno:

[…] la sua identità viene identificata come ‘madre di Cristo’ (il così detto padre più noto come il putativo padre umano e marito di Maria Giuseppe risulta quasi del tutto assente, perché avrebbe causato aperta contraddizione e stridente contrasto con l’altro Padre) da cui la diabolica gnosi cattolica e anche cristiana in generale per successive manipolazioni prosegue nel trasformare l’identità delle persone e della Persona tanto che ‘Maria’ da semplice ‘madre’ di un uomo per così dire chiamato ‘Cristo’ in Verità Elebet diventa poco dopo ‘Madre’ con la lettera maiuscola di un essere che da uomo rapidamente viene fatto mutare nel ‘Figlio di Dio’ e poco dopo con altra trasformazione in ‘Dio Stesso’ (Cristo è Dio) così avviene una successiva ed ancora più diabolica permutazione-mutazione d’identità della così detta ‘Maria’ ovvero ‘ la ‘Maria che è anche La Madre di Dio Stesso’, quindi ‘Dio’ è sostituito nel Vero, Agapico e Perfetto Primato da Maria che essendo sua ‘Madre’ viene mutata, diventa e si trasforma in ‘Dio in Persona’ ovviamente facendo retrocedere ‘Dio’ dal Primo Posto come Vero, Agapico e Perfetto Creatore al secondo posto e sostituendo il Vero e Amato Padre nostro Onnipotente con una nuova pagana ‘madre cibele o grande madre matuta’ un incrocio tra la così detta pagana natura creatrice e la maternità di umana e femminilie carnalità-sessualità […] (A112).

Da una parte Angelo si ribella all’estromissione del padre reale compiuta nel mito familiare di Gesù. Dall’altra, e soprattutto, Angelo mostra l’usurpazione che la Grande Madre opera sulla santità paterna di El: la nuova Trinità, Maria-El-Elebet, Madre-Padre-Figlio, pone il femminile al primo posto nel mondo divino. Questo è il dramma di Angelo. È la metastasi del complesso materno nel suo mondo interno, operata da una Madre onnipotente che estromette il Padre dichiarandosene Madre, e quindi distruggendo il Figlio nella sua identità. L’identità di Angelo ne esce frantumata: identità non tanto sessuale, ma identità tout court. Il delirio di Angelo, che, abbiamo visto, è descrizione della realtà del mondo e resistenza contro il Male, si svela come resistenza alla distruzione dell’identità (operata dalla madre/Madre) e ricostruzione del soggetto (sotto l’egida di un Padre immaginario).

Quella dottrina demoniaca arriva a

identificare l’identità del Vero e Amato Padre nostro Onnipotente del Vero e Amato Unico Creatore con l’identità di una femmina-donna […] che ‘crea con lo stesso significato di una gravidanza sessuale-carnale al pari di una femmina di animale’ […] (A113).

Questa è la catastrofe: una donna sta sostituendo l’identità del Padre: una femmina che porta all’esasperazione il fatto che la generazione sia sessuata. El è Unico, quindi al di fuori della dicotomia dei sessi; non si riproduce, ma crea. Ecco invece spuntare una Madre, che non crea, ma genera, il mondo: essa è una

Grande Dea Madre ovvero anche la Madonna alias anche la Madre di Dio, pregna di seme e di umori feondanti, generatrice della vita, perfino manicheisticamente anche quella così detta ‘maligna’ di tutta la vita, partoriente e nutriente da cui lo stesso Dio è stato generato ed allevato-svezzato da lattante e poppante quale Fu nella Sua così detta infanzia […] (A116).

Le domande si accavallano: sono stato generato nella carne o creato da Dio? Mi ha generato la Madre o creato il Padre? Dio è onnipotente, o il padre è potente sessualmente? Se il padre fosse potente vorrebbe dire che ha fatto generare la madre, ma questo, per Angelo, sembra non possa essere avvenuto. Dunque, se il padre non è potente, Dio Padre diventa onnipotente e creatore. Così si sgancia dalla Madre, non ne ha più bisogno. Ma la Madre resta, subdolamente presente, e ritorna a inquietare l’inconscio e, da lì, la coscienza di Angelo. Ritorna reclamando il suo diritto alla presenza, anzi reclamando (per compensazione) il predominio. Come tollerare che essa ritorni in scena, per di più diventando essa stessa unica generatrice o, secondo i momenti, distruttrice?

Le parole della preghiera ‘mariana’ […] attribuiscono al così detto ‘seno di maria’ il potere addirittur ‘creativo’ di El in Persona ed inoltre seguendo la millennaria e sathanica idolatria del culto frigio greco-ittita, judaico-fenicio, ecc. di artemide-astarte-ishtar chiamano e scambiano il seno della donna con il ventre e […] infatti la nota statua-idolo-simbolo di artemide[5] fu costruita dai così detti artisti del tempo in Verità come oggi demoni con particolari significati e segni demoniaci […] ovvero essendo anche artemide una divinità ‘plurale’ […] ed essendo essa considerata come grande artefice in particolare della fecondità, fertilità in particolare femminile e anche generale della natura […] fu rappresentata come una femmina-donna particolarmente ‘matroneggiante-signora-diva-divina’ […] con la parte superiore del corpo ricoperta di numerosi seni-nudi femminili a significare la particolare potenza erotica-fecondante e di fertilità di tale demoniaco idolo. (A118)

Insomma: la Dea diventa il fulcro del mondo. Così l’ultima frase dell’Apocalisse di Angelo ci dipinge (fra parentesi, quasi a prenderne il più possibile le distanze) il grande orrore[6]:

(la così detta madonna che il più delle volte è stata ed è rappresentata come femmina-donna che allatta con seno nudo un anomalo-strano bambino altrettanto nudo e un po’ troppo cresciutello di età e di corpo di età maggiore di un semplice neonato e che Mai può essere identificato con un neonato e/o una neonata-bambina-femmina da allattare) (A118)

Siamo all’ombelico del mondo di Angelo: la Madre generante e allattante, dai numerosi seni erotici e fecondanti, ovvero la Madonna che allatta un misterioso bambino. Questo bambino però non può essere Gesù-Elebet. Non può essere che la madre allatti il bambino, dice Angelo, e con ciò vuole intendere che egli stesso mai ha accettato né accetterà mai l’allattamento. Perché no? Perché questo rifiuto è insieme una nostalgia inestinguibile per un abbandonarsi che distrugge l’identità. Dipendere dalla madre, significa, per Angelo, scomparire nella madre. L’attacco contro la Madre nasconde la confessione che, per lui, abbandonarsi all’abbraccio protettivo e nutriente della Madre significa anche esserne succubi e annullati.

Provando a concludere

Angelo sta narrando il suo delirio, per poter dare ragione a se stesso dell’invasione disgregante che la malattia sta avendo nella sua psiche. Descrivendo il Male, sta descrivendo il suo male. E descrivendo il Male, descrive l’origine del Male, vale a dire la Dea Madre che usurpa il Dio Padre. Questo complesso lo sta invadendo, e per opporsi a questa invasione Angelo costruisce il suo delirio.

Ecco allora, volgendoci alle sensazioni che la lettura di questa Apocalisse ci suscita, che il nostro senso di soffocamento è il soffocamento da parte di questo incubo materno da cui Angelo disperatamente cerca di fuggire. Ed ecco spiegata l’impossibilità, per lui, di venire a capo del linguaggio, come abbiamo notato nel corso della nostra analisi. Il fantasma di una Madre, che soffoca col suo seno la bocca dell’infante rendendogli impossibile parlare, va contrastato con una efflorescenza di parole cui purtroppo manca il fondamento unificatore e regolatore del Padre, distrutto dalla Madre.


Note

  • [1] Angelo è il soggetto in questione; i numeri che seguono una ‘A’ indicano le pagine del suo testo. I corsivi sono miei. Ho citato pedissequamente il Verbo, anche negli eventuali errori di ortografia. Angelo non è stato l’unico a consegnarmi i suoi distillati. Non va quindi confuso con |F|, di cui parlo in Un delirio di verità. Osservazioni su un caso di schizofrenia paranoide descritto in forma autobiografica (Caso clinico di |F|) (Vadalà 2010-2011).
  • [2] Sappiamo chi precede Angelo in questo cammino: «e non vivo più io, ma Cristo vive in me […]» (Galati, 2, 20)
  • [3] Quello che storicamente sappiamo, è che ‘cureotide’ significa ‘giorno della tosatura’, perché in quel giorno (il terzo delle feste Apaturie), ad Atene, i capifamiglia presentavano alla fratria i figli nati nel corso dell’ultimo anno; il padre giurava sulla legittimità del bambino, si offriva una ciocca dei suoi capelli, e il bambino veniva iscritto nel registro dei cittadini. Era quindi il giorno dell’assunzione ufficiale della paternità di ogni bambino, dove la castrazione (o forse un antico sacrificio del primogenito) era simbolizzata dal rito della ‘tosatura’. Qui si rivela uno dei centri dell’orrore di Angelo.
  • [4] Con l’occasione, Angelo spiega che ‘camorra’ discende da ‘Gomorra’, in ebraico ʿămōrā(h): anticipazione di un recente e celebre libro.
  • [5] Vedi Figura 5; quelli che un tempo si riteneva essere seni, sono ora identificati come testicoli di toro.
  • [6] Vedi Figura 6.

Bibliografia

  • Vadalà G. 2010-2011, Un delirio di verità. Osservazioni su un caso di schizofrenia paranoide descritto in forma autobiografica (Caso clinico di |F|), in «La Pratica Analitica», Nuova Serie vol. VII, pp. 63-81.
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